06 novembre 2007

Muore Enzo Biagi

da gazzetta.it
MILANO, 6 novembre 2007 - L'ultima puntata di "RT - Rotocalco Televisivo" su l'altra faccia dell'11 settembre, andata in onda l'11 giugno scorso, doveva essere un arrivederci. E' stato l'addio. Enzo Biagi è scomparso oggi all'età di 87 anni. Era ricoverato da oltre una settimana in una clinica milanese del centro in seguito a complicazioni polmonari e cardiache. Giornalista, scrittore e conduttore televisivo, per tutti era un modello di professionalità. Al momento del decesso del popolare giornalista e scrittore c'erano al capezzale le due figlie Bice e Carla, e i generi di Biagi. E' stato il medico Giorgio Massarotti ad annunciare la morte del cronista, poco dopo le 8 di questa mattina: "Per incarico della famiglia, con estremo dolore, annuncio che il dottor Biagi si è spento alle 8 di questa mattina con serenità".
IDEALI - Nato a Pianaccio nel 1920, piccolo paese sull'Appennino bolognese, Biagi si trasferì a Bologna all'età di nove anni. L'idea di diventare giornalista fece capolino alle scuole medie, dove - dirà - "lo immaginavo come un "vendicatore" capace di riparare torti e ingiustizie [...] convinto che quel mestiere mi avrebbe portato a scoprire il mondo". Intanto la guerra: chiamato alle armi nel 1942, non partì mai per il fronte a causa di problemi cardiaci. Una volta sposato con Lucia Ghetti, maestra elementare, fu però costretto a rifugiarsi sulle montagne dove aderì alla Resistenza. Sarà l'esperienza che segna tutta la sua vita, il suo modo di pensare, riflettere, lavorare.
BIAGI SPORTIVO - Lo si capisce anche le rare volte in cui Enzo Biagi presta la penna al calcio: "Quello sportivo è il solo nazionalismo che sottoscrivo: non una bandiera, più semplicemente una maglia" scrive a proposito del Bologna (squadra del cuore) nella prefazione del volume "1909, novant'anni di emozioni" a cura di Gianfranco Civolani. E' l'editoria ad avvicinare Biagi allo sport: tra gli oltre ottanta volumi pubblicati, spiccano "Il signor Fiat", storia di Giovanni Agnelli del 1976 (poi aggiornata nel 2001) e "Ferrari" del 1980.
JUVE DI FAMIGLIA - Giovanni Agnelli era stato l'unico disposto ad assumere Biagi a La Stampa in un periodo in cui - tra il 1951 e il 1960 - il giovane cronista bolognese prima del Carlino e poi direttore di Epoca veniva allontanato dalle redazioni per quel "non saper tenere gli equilibri politici, anzi proprio non mi interessavano" ricorderà lo stesso Biagi. Che poi, in tanti anni di amicizia, aveva maturato la convinzione che per l'Avvocato la Juventus fosse proprio "il mito". "Pelé era il suo rimpianto. Ma dalla Francia è arrivato Platini e aveva anche idoli italiani, il primo è stato Boniperti".
RITRATTO FERRARI - L'opera del 1980 ebbe una grandissima tiratura per via dell'autore ormai famoso, anche se Enzo Ferrari non vedeva Biagi di buon occhio. Accettò di scrivere questo libro con lui pur valutandolo con una certa diffidenza, perché non era un giornalista specifico del settore. Senza dimenticare le idee politiche dei due, certamente molto distanti. Ma l'asso nella manica di Biagi fu di andarlo a intervistare di persona, per confezionare un libro scorrevole e interessante.
LA CARRIERA - Lunghissima: dal 1961, quando Biagi diventa direttore del Telegiornale, al 1988, l'anno che segna il suo ritorno al Corriere dopo averlo lasciato per lo scandalo P2. Nel 1995 dà vita a "Il Fatto", programma giornaliero di cinque minuti su avvenimenti e personaggi italiani, che viene ripreso in tutte le stagioni successive, sempre con altissime percentuali di ascolto. Dopo settecento puntate, nel 2002 Biagi si ritrova al centro delle note polemiche con l'allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Con l' "editto bulgaro" è l'inizio di cinque anni di silenzio televisivo, interrotto ufficialmente il 23 aprile scorso con la puntata numero 0 di "RT - Rotocalco Televisivo" su Rai 3. Sette puntate, fino all'11 giugno: doveva essere un arrivederci, è stato l'addio.

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